La foto simbolo dei ristoratori dopo il nuovo Dpcm: “Questa è la mazzata finale”

La foto simbolo dei ristoratori dopo il nuovo Dpcm: “Questa è la mazzata finale”

Seduto su una sedia fuori dal suo ristorante, mascherina penzolante e sguardo fisso, pensieroso, immobile, su una catastrofe (quasi) annunciata.

Giuseppe “Beppo” Tonon è un ristoratore di Oderzo, in provincia di Treviso. La sua foto, che lo ritrae deluso e disperato su una sedia fuori dal suo locale, è stata postata su Facebook dalla figlia“Questo è mio papà. Un uomo che si è fatto dal niente, dalla povertà di una famiglia di mezzadri veneti. Una famiglia numerosa dove le donne dicevano che non avevano fame pur di lasciare il cibo ai figli. Gente umile”. Alla gente come me, quella con un po’ di sensibilità, gli si spezza il cuore. Non siamo gente che va a dire in giro che il Covid non esiste, siamo gente che ha sempre avuto una dignità. E la rivogliamo. Ce la faremo papà!” scrive Elena sui social.

L’immagine parla da sola, ed è diventata subito il simbolo della delusione, della rabbia e della disperazione di tutti i ristoratori. Per “Beppo” e per tutta la categoria il nuovo DPCM, che impone la chiusura delle attività ristorative alle 18, è stato “la mazzata finale”, anche se serve a contenere l’aumento dei contagi.

Ristoranti e bar chiusi alle 18, impone dunque il nuovo Dpcm. Il consumo al tavolo è consentito per un massimo di quattro persone, salvo si tratti di famiglie numerose. Inoltre è obbligatorio esporre all’ingresso del locale un cartello che riporti il numero massimo di persone ammesse.

Le regole applicate ai ristoranti sono estese anche alle strutture agrituristiche. Resta consentita la ristorazione con consegna a domicilio e restano aperti gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande nelle aree di servizio e rifornimento carburante situate lungo le autostrade, all’interno degli ospedali e negli aeroporti.

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