Negramaro: “Sul palco di Sanremo portiamo il nostro atto di speranza”

Negramaro: “Sul palco di Sanremo portiamo il nostro atto di speranza”

I pronostici già parlano dei Negramaro come possibili favoriti per la vittoria al Festival di Sanremo, con il brano che è stato accolto con grande consenso ai primi ascolti. Eppure Giuliano Sangiorgi, un po’ scaramanticamente, alla vittoria non pensa e dice: “Spero solo di cantare bene. Vincere non vinceremo, in 30 canzoni ci sono tanti artisti validissimi, tutti mezzi vincitori. Il mio unico pensiero è cantare bene”.

Ma perché questo timore? Tutto risale al 2005 quando, 19 anni fa, il gruppo salentino partecipò a Sanremo fra le Nuove Proposte con Mentre tutto scorre. Allora le cose non andarono per il meglio: “Non riesco a riguardarmi, ho avuto problemi tecnici e ho cantato male. Memore di quella volta, è una cosa che mi fa un po’ paura”. E infatti furono eliminati, ma poi il successo arrivò: “Fu una grande possibilità, con una canzone super rock che è la nostra ‘Creep’”. 

Ora sono pronti ad essere di nuovo in gara dopo essere stati due volte all’Ariston come super ospiti. Portano Ricominciamo tutto, una ballad che parte dal pianoforte e si apre in un crescendo potente e che commentano così: “Ricominciare presuppone una negatività, ma questa canzone non parte da una crisi. È nata un anno fa, mentre ero sulla neve in Abruzzo. Guardavo mia figlia Stella, piccolissima, e ho visto una bellezza disarmante: la prima cosa che ho pensato è stata ‘facciamolo ogni giorno’. Quindi per me questa canzone è un atto di speranza”. 

Ricominciare vuole dire tanto anche per loro come band: “Si adatta a noi, come gruppo, che da più di 20 anni ogni giorno ricominciamo tutto, così come a ogni rapporto. Vorrei ricordarmi sempre la pazzia dell’innamoramento, mettere un ordigno alle abitudini, far esplodere i pregiudizi. Finirò i miei giorni ricominciando”. Ma quello di ricominciare è anche un invito all’intera società: “Stiamo andando verso il cinismo spietato in qualsiasi ambito, per moda, che è ancora peggio”. 

E qui si parla dei social dove ognuno dice la sua incontrollatamente: “Si dicono le cose più brutte perché ormai fa figo dirle. Davanti a una persona che muore dovrebbe fermarsi tutto, invece si pensa ai commenti. C’è qualcosa che non torna e siamo compartecipi tutti”. La colpa, a detta di Giuliano “è della nostra generazione. La commentocrazia mi fa paura. Dare in mano il pensiero a chi prima commentava al bar è un sistema un po’ rotto”.

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