Solofra e Montoro, 11 misure cautelari nell’inchiesta per riciclaggio

Solofra e Montoro, 11 misure cautelari nell’inchiesta per riciclaggio

SOLOFRA – Una “banda” di giovanissimi per organizzare il riciclaggio milionario stroncato dalla Guardia di Finanza e dalla Procura di Avellino.Il principale indagato nell’operazione che ha portato ieri ad undici arresti per associazione a delinquere finalizzata alla emissione di fatture per operazioni inesistenti e riciclaggio e autoriciclaggio per circa dieci milioni di euro ha appena ventuno anni (quando è iniziata l’indagine ne aveva dunque diciannove) e almeno dalle indiscrezioni non sarebbe stato ancora rintracciato per la notifica della misura cautelare da parte dei militari delle Fiamme Gialle.I due suoi complici, assoldati però dallo stesso che gli pagava duecento e ottocento euro al mese come “prestanome” che dovevano occuparsi di monetizzare i soldi delle fatture false sono entrambi di Montoro, Marco Cortopassi ha appena ventisei anni, formalmente è il titolare di una impresa che oltre alle pelli si occupa anche di consulenze informatiche.Lui però non ha esperienze pregresse in nessuno dei due settori, anzi come hanno scoperto i militari delle Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Avellino, nello specifico la Tenenza di Solofra, ha avuto un’occupazione nel settore della macellazione delle carni, precisamente la sua occupazione precedente tra il 2018 e il 2020 era addetto alla macelleria.

Stessa cosa per la più “grande” del gruppo Anna Maria Trombetta, classe 1977, i suoi conti hanno movimentato cifre per circa un milione e trecentomila euro e lei invece oltre ad essere disoccupata percepiva anche il reddito di cittadinanza.GLI ALTRI INDAGATISono tutti giovanissimi titolari di imprese vuote, senza dipendenti, senza registri contabili, con una sede unica per almeno quattro di quelle che si occupavano di commercializzazione delle pelli e una di attività di tecnologia. Nei loro confronti ci sono movimenti in entrata sui conti dei tre principali indagati e anche da questi di nuovo a loro.A partire da Luca Attianese, che aveva trasferito somme ingenti su conti, carte anche personali di Francesco, Cortopassi e Trombetta, soldi che gli erano rientrati in contanti grazie al sistema adoperato per riciclare il denaro. Meticolosa la verifica delle Fiamme Gialle sui conti e sulle cifre verso il terzetto e dagli stessi all’Attianese.Tra gennaio 2021 e ottobre 2022 avrebbe trasferito quasi novecentomila euro ai tre su conti bancari e postali. Stesso discorso per Gerardo De Donato, che in un arco temporale tra il 26 gennaio 2021 e il 6 agosto 2021 avrebbe trasferito somme per circa 159 mila euro come pagamento delle fatture, in qualche caso, come per quelle in favore di Cortopassi, riottenendo indietro tutta la somma, circa 45 mila euro.Stesso discorso per De Vivo Francesco, che tra gennaio e ottobre 2021 trasferisce ingenti somme a due dei tre prestanome. Quasi ottocentomila invece quelli versati da Fiorillo Giuseppe ai tre, tra gennaio e settembre del 2021. Diverso il caso di Honcu Robert Nicolae, che tra Aprile ed agosto 2021 versa circa 140 mila euro ma ne riceve dai tre quasi quattrocentomila.

Ad Orvieto Vincenzo classe 95 invece Francesco e Trombetta versano tra Aprile e dicembre 2021 quasi quattrocentomila euro. A Sellitti Ernesta dal principale indagato e dalla sua complice Trombetta tra giugno e agosto del 2021 vengono trasferito dopo il versamento di somme tramite fatture, circa duecentomila euro.Ad Orvieto Vincenzo classe 96 vengono restituite tramite operazioni scoperte dalle Fiamme Gialle circa duecentomila euro tra luglio e ottobre del 2021. L’ultimo profilo anche in questo caso e’ per un’azienda del settore tecnologico informatico si riferisce a De Stefano Antonio, anche lui di Solofra, classe 87.SEI IMPRESE ALLO STESSO INDIRIZZOUn altro elemento sintomatico del fatto che ci fossero collegamenti tra le varie imprese, oltre a quello delle false fatturazioni è emerso anche da un indirizzo di Salerno, indicato dai tre principali indagati come sede delle loro imprese. Da quanto scoperto dalle Fiamme Gialle di Avellino, invece, nonostante un contratto firmato che escludeva la sublocazione, non solo non c’erano più tracce delle imprese, che fungevano solo da “cartiera” ma a quell’indirizzo corrispondeva la sede di un Patronato. Questo era stato ricostruito anche con appostamenti dei militari in zona.LA SFRONTATEZZA DEL GRUPPOIl Gip Fabrizio Ciccone ha fatto riferimento al rischio di reiterazione del reato, che sulla base delle informative delle Fiamme Gialle appare molto concreto.Visto che, nonostante i tre principali indagati sapessero di essere sottoposti alla verifica dell’ Autorità Giudiziaria (prima per l’episodio del 7 settembre 2021 che ha attivato le indagini, ovvero il fermo dei tre principali indagati da parte dei Carabinieri con cinquemila euro in contanti nei pressi della filiale delle Poste di Tavernola San Felice ad Aiello e la convocazione del pm il successivo 5 ottobre, hanno continuato ad emettere fatture elettroniche false. Tutto documentato dai militari della Gdf di Solofra.

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